Nel 2019 il mercato dell’Industria 4.0 ha segnato una crescita del 22%, per un valore di 3,9 miliardi di euro, rispetto all’anno precedente.
Come rilevato dall’Osservatorio Industria 4.0 e dalla School of Management del Politecnico di Milano, negli ultimi 4 anni il settore è quasi triplicato.
La maggior parte degli investimenti (2,3 miliardi di euro, il 60%) è stata dedicata a progetti di connettività e acquisizione dati (Industrial IoT).
Nel dettaglio si tratta di progetti di analytics (630 milioni), cloud manufacturing (325 milioni), advanced automation (190 milioni), additive manufacturing (85 milioni) e tecnologie avanzate di interfaccia uomo-macchina (55 milioni).
A ciò si aggiungono aggiungono le attività di consulenza e formazione per progetti Industria 4.0 che nel 2019 sono valse circa 255 milioni di euro, +17% rispetto al 2018.
A settembre 2019, il governo Conte Bis trasformava “Industria 4.0” in “Impresa 4.0”, annunciando importanti incentivi spalmati su 3 anni per assicurare continuità al piano di sviluppo industriale in ottica innovativa, relativi ad un perimetro di attività ben più ampio del precedente.
Nel Documento Programmatico di Bilancio 2020 si trovano fondamentalmente due ordini di politiche: una a sostegno degli investimenti materiali e l’altra a sostegno delle competenze.
Riguardo la prima erano previste le seguenti misure:
- Investimenti non meglio specificati per il Piano ‘Impresa 4.0’, le strategie nazionali sulla tecnologia blockchain, l’intelligenza artificiale e la sperimentazione del 5G;
- Erogazione del voucher per le PIM a copertura delle spese per le prestazioni di consulenza finalizzate a implementare i processi di trasformazione tecnologica e digitale nell’ambito del Piano nazionale ‘Impresa 4.0’.
- Estensione dell’iperammortamento fino al 2022 con una supervalutazione del 170% degli investimenti in beni strumentali ad alto tasso tecnologico e del superammortamento, con una valutazione del 130% degli investimenti nei beni strumentali generici;
- Possibilità di usufruire di una supervalutazione del 140% per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT).
Per quanto riguarda le competenze 4.0, era invece stata prevista una proroga del credito di imposta per la formazione digitale nell’ambito del Piano Impresa 4.0 e per la formazione del personale su big data, cloud, cyber security.
A fine febbraio 2020 l’Italia è stata colpita dalla pandemia da coronavirus. Il lockdown che ne è seguito ha avuto un forte impatto sull’economia nazionale.
Si è creata dunque la necessità di introdurre una serie di misure per il sostegno economico ai singoli e alle imprese. In questo contesto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato una nuova versione del piano Impresa 4.0 che prende il nome di Impresa 4.0 plus.
L’annuncio è avvenuto nell’ambito degli Stati Generali dell’economia, il vertice di dieci giorni appena concluso a Villa Doria Phampili a Roma. Secondo il premier: <
Con il Piano saranno mobilitati 7 miliardi di euro di risorse per le imprese che maggiormente punteranno sull’innovazione, su investimenti green, in ricerca e sviluppo, in attività di design e innovazione estetica, sulla formazione 4.0.
Cosa prevede il nuovo piano Impresa 4.0 Plus?
Al momento, secondo quanto scrive il Sole24 Ore, il capitolo “Impresa 4.0 Plus” (o “Impresa 5.0”) dovrebbe puntare a rendere cedibili in banca i crediti di imposta maturati dalle imprese, replicando il meccanismo introdotto per l’ecobonus in edilizia. In particolare cambierebbe la struttura del credito di imposta destinato agli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione che non convinceva diverse imprese (peraltro si attende ancora il decreto attuativo in Gazzetta Ufficiale). Con Impresa 4.0 Plus l’aliquota per gli investimenti relativi all’attività di “ricerca fondamentale, industriale e di sviluppo sperimentale” dovrebbe passare dal 12 al 20%, con contestuale innalzamento del tetto di spesa ammissibile da 3 a 5 milioni. Contemporaneamente si interverrebbe anche sulla categoria degli investimenti in “innovazione” ed in particolare sulla sottovoce delle attività mirate a processi di transizione ecologica e digitalizzazione negli ambiti tecnologici 4.0: il credito d’imposta del 10% potrebbe salire al 15% con innalzamento del limite massimo di spesa da 1,5 a 2 milioni.
Per gli investimenti in macchinari e strumentazioni– diversi dal bonus per i progetti di ricerca e innovazione – il Mise non sembra intenzionato a reintrodurre la vecchia formula del piano Industria 4.0 basata sull’iperammortamento fiscale per i beni legati alla digitalizzazione e sul superammortamento per i beni strumentali tradizionali. Intenderebbe invece confermare il riassetto che era stato introdotto con l’ultima legge di bilancio, con un credito di imposta ad aliquote differenziate in luogo dei due precedenti incentivi fiscali. Secondo il ministero guidato da Stefano Patuanelli, scrive Carmine Fotina sul Sole24 Ore, l’impostazione del vecchio piano aveva avvantaggiato in modo prevalente le medie e grandi imprese (64% degli investimenti con iperammortamento) lasciando indietro quelle di piccole dimensioni.
Il credito di imposta viene poi considerato più efficace in una fase economica in cui il numero di imprese in utile è destinato a calare drasticamente. In questa categoria di agevolazioni, però, le novità sarebbero minime. Si intende incrementare dal 15 al 20% il beneficio per l’acquisto di beni immateriali collegati all’industria 4.0, i software, mentre si ritiene già abbastanza elevato il 40% massimo (fino a 2,5 milioni di investimento) che attualmente si applica sulle spese per i beni materiali 4.0.
Intanto il 15 giugno 2020 è arrivato il fischio d’inizio per richiedere il “Voucher 3I –Investire In Innovazione”, la misura agevolativa prevista nel Decreto Crescita dedicata alle startup innovative. Con 19,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021, gestiti da Invitalia, il governo punta a sostenere la competitività delle startup finanziando la tutela, in Italia e all’estero, dei processi di innovazione tramite il brevetto per invenzione industriale.
Quali previsioni per il 2020?
La pandemia da coronavirus avrà un forte impatto anche sul mercato dell’Industria 4.0.
Lo rileva un report dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano. Per il 2020 – si legge nel report – originariamente si prevedeva una crescita in linea con il trend 2019, con un incremento compreso tra il 20 e il 25%, ma per effetto della pandemia si prospetta uno scenario di grande incertezza.
Le previsioni – legate all’effettivo superamento dell’emergenza, alla ripartenza della domanda e ai possibili stimoli agli investimenti – variano da uno scenario ottimistico di chiusura dell’anno quasi in linea con il budget iniziale a uno pessimistico di contrazione del fatturato 4.0 nell’ordine del 5-10%. Nel medio-lungo termine, in ogni caso, il sentiment verso l’industria 4.0 rimane positivo, rafforzato dalla considerazione che l’emergenza abbia accelerato la trasformazione digitale.
Nei prossimi mesi del 2020 gli investimenti si preannunciano ridotti: il 26,5% delle aziende posporrà almeno metà di quelli originariamente pianificati, circa un quarto si concentrerà su Industrial-IoT, analytics e advanced HMI. Nell’incertezza, le imprese auspicano incentivi per non fermare la “scalata digitale”, in particolare una riduzione delle imposte sui prossimi esercizi contabili (33%) e una diminuzione del costo del lavoro per operatori di fabbrica (per il 30%). Ma un terzo (31%) chiede anche di rilanciare il Super e Iper ammortamento per beni strumentali, di gran lunga più desiderato rispetto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo (17%), agli incentivi per beni immateriali (18%) o a quelli per assunzione e formazione (8% e 11%).
FONTI:
https://www.economyup.it/innovazione/cos-e-l-industria-40-e-perche-e-importante-saperla-affrontare/
https://www.osservatori.net/it_it