Un’informatizzazione sempre più avanzata che consenta alle varie macchina di interagire tra loro, puntando alla
realizzazione di un processo di produzione e distribuzione il più possibile funzionale e all’avanguardia. E’ questo, in sostanza, l’obiettivo della quarta rivoluzione industriale, meglio nota come Industria 4.0, che si sta affacciando praticamente in tutti i settori, portando novità e cambiamenti. Non si tratta soltanto di macchinari sempre più intelligenti che riescono a svolgere un’operazione alla perfezione nel minor tempo possibile: il 4.0 ha come assunto principale il riuscire a raccogliere tutti i cosiddetti big data – soprattutto nello sconfinato mondo del web – per ottenere tutte le informazioni necessarie a costruire una rete che coinvolga tutte le apparecchiature, in modo tale da farle interagire tra loro tramite un software.
Una vera e propria rivoluzione, quindi, che richiede uno sforzo da parte di ogni settore per mettersi al passo e godere dei vantaggi che derivano dall’industria 4.0. Anche in Italia il cambiamento si sta verificando, seppure in maniera più lenta rispetto ad altri paesi europei. Se in alcuni ambiti industriali il 4.0 può dirsi ormai definitivamente ‘sbarcato’, in altri c’è ancora da lavorare parecchio, come dimostrano i dati di molte indagini condotte di recente. Uno di questi è certamente il settore farmaceutico, senz’altro uno dei più importanti nel nostro Paese e tra i principali in Europa, ma che non risulta ancora in grado di accogliere pienamente questa trasformazione.
Eppure l’industria farmaceutica sarà progressivamente influenzata dall’industria 4.0, a cominciare dal fatto che i pazienti del domani avranno sempre più dimestichezza con le tecnologie. Ecco perchè un miglioramento sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo non può non passare da una sempre più adeguata automazione, che consenta al settore di usufruire di tutta una serie di vantaggi, in modo tale da poter guardare non più solo all’attuale ma al lungo periodo. Nonostante il tema sia diventato, seppure da poco, materia d’interesse del Governo, c’è ancora parecchio da lavorare: stando ad una ricerca recente, in Italia solo il 50% delle aziende farmaceutiche sarebbe pronta a fare il grande salto verso l’industria 4.0.
Tra i tanti vantaggi che può comportare la “rivoluzione” tecnologica, c’è sicuramente la possibilità di giungere ad un nuovo rapporto con il paziente, che consenta di ottimizzare sia la fase diagnostica che la terapia, riducendo le ospedalizzazioni causate da un approccio alla patologia sbagliato e l’utilizzo di farmaci inutili o, addirittura, peggiorativi. La connessione tra i vari strumenti, la raccolta di informazioni sui pazienti e l’elaborazione degli stessi, permetterà molti meno errori e un’efficacia sempre più tangibile dei protocolli di cura.
Ma nella rivoluzione apportata dall’industria 4.0 nel settore farmaceutico non c’è soltanto questo. Molto importante è anche l’aspetto che riguarda la distribuzione, che subirà uno snellimento (con la sparizione di molte piccole cooperative) volto ad una maggiore rapidità del procedimento che riguarda l’intera filiera.
L’obiezione principale che viene mossa all’industria 4.0 è che l’aumento progressivo dell’automazione e della robotica comporta necessariamente una diminuzione del personale, con conseguente crollo dei posti di lavoro. In realtà non è proprio così: semplicemente, la quarta rivoluzione industriale richiederà competenze sempre più specifiche e inerenti alle nuove professioni che si verranno a creare. Un riassetto che riguarderà anche il settore farmaceutico, che avrà ancora molto bisogno della manodopera umana.
Ma l’impegno principale dell’intera filiera deve essere quello di procedere ad una rapida diffusione della digitalizzazione: i nuovi sistemi sono ormai in dirittura d’arrivo, e continuare a ritardare potrebbe rivelarsi fatale per un ambito così importante in Italia. Lo ha sottolineato di recente anche l’Associazione farmaceutici industriali (AFI), che spinge affinchè il cambiamento avvenga in tempi brevissimi per non farsi trovare impreparati nelle tante sfide che si presenteranno già nel prossimo futuro.